La nave del deserto, instancabile pellegrino, mansueto compagno di vita dell’uomo. Da sempre legato alla cultura araba ne assiste alla nascita e all’evoluzione, accompagnando passo passo la fioritura della piccola realtà nomade e tribale poi meglio conosciuta come impero Islamico. Tutt’oggi, in molti Paesi del Golfo, possedere un cammello è considerato un onore e non solo una cospicua fonte di ricchezza. In tempi più remoti ha persino rappresentato una forma di pagamento della dote.
Il ruolo giocato dal quadrupede del deserto in questa parte del mondo è stato quindi quello di protagonista, non solo nello svolgimento delle mansioni più quotidiane o in ambito commerciale, ma anche in occasione di feste e celebrazioni. La corsa dei cammelli ne è un esempio. Antica forma di intrattenimento tra le popolazioni Mediorientali la gara si svolgeva per lo più durante matrimoni e cerimonie. Proprio in concomitanza con l’ascesa economica degli Emirati, quando questa tradizione sembrava ormai essere solo un ricordo lontano, le autorità si sono prodigate affinché tale patrimonio non andasse perduto. Ad oggi, la camel race viene riconosciuta come sport internazionale ed attira partecipanti e turisti da tutto il mondo.
La confusione inizia già nelle prime ora del mattino. C’è un gran trambusto e nell’aria si respira adrenalina e agitazione. I cammelli, adornati con i colori più vivaci, sono affiancati da eleganti proprietari in dishdasha ed addestratori, i SUV sono disposti per la partenza, spettatori locali ed internazionali assistono alle preparazioni in fervida attesa dell’evento. Il tutto si verifica nei mesi che vanno da ottobre ad aprile quando il clima raggiunge temperature troppo elevate per permettere di godere di una giornata tra le dune. é infatti a ridosso del deserto che si stagliano le principali strutture presso cui hanno luogo le corse ufficiali. Negli Emirati sono tre quelle più rinomate: la pista sulla Al Ain road a circa 45 chilometri da Abu Dhabi, la Al Ain a Dubai e la Umm Al Quwain. I tracciati ospitati da questi complessi hanno tutti una lunghezza di circa 10 km.
Il lungo addestramento dei cammelli presso i centri d’allevamento specializzati inizia all’età di sei mesi, ma è solo al compimento dei tre anni che i giovani corridori debuttano nelle corse ufficiali. Alle gare, della durata di 6/7 minuti e articolate in sessioni di cui una al mattino presto tra le 7 e le 9 e l’altra nel pomeriggio, partecipano dai 15 ai 60 cammelli suddivisi in base alla loro esperienza/età. Esemplari maschi e femmine, poi, gareggiano separatamente così come stalloni e castroni.
Il fascino e l’interesse esercitato dalle corse, però, ha per troppo tempo eclissato il lato più oscuro di questo sport, a lungo oggetto di dure critiche. Solo nel 2011 le polemiche sollevate e la pressione esercitata dall’opinione pubblica hanno finalmente condotto ad una svolta: gli Emirati hanno vietato la partecipazione dei bambini, costretti un tempo a cavalcare i cammelli, optando per la guida di fantini robot. Realizzati in alluminio e con un peso di circa 25 kg, i robottini sono dotati di GPS e di sistemi volti a monitorare velocità e posizione del cammello. I fantini meccanici sono inoltre muniti di sensori per controllare la frequenza cardiaca dell’animale. Da terra, poi, gli allenatori utilizzano un apposito telecomando per guidare il robot.
A fare da sfondo al folkloristico evento, che costituisce il background culturale della società araba, si alternano esposizioni dei tipici abiti, l’esecuzione di rituali tradizionali ed usanze emiratine, il tutto come occasione che permette di mantenere vivi i costumi locali ed la conservazione di un patrimonio al riparo dal tempo e dai ritmi febbrili imposti dalla modernizzazione del Paese.

Responsabile Editoriale Dubaitaly, content e copywriter.