Beduini, mercanti e pirati. Perle, incenso e datteri. E poi il deserto e il mare, da sempre spettatori silenziosi di incursioni, antiche carovane e flotte di esploratori. Su queste terre, oggi conosciute come Emirati Arabi, è approdato Alessandro Magno, hanno governato Scià persiani e, sulle loro orme, imperatori Sasanidi ed Ottomani. Le notizie risalenti al periodo pre-islamico provengono quasi esclusivamente dagli scritti di Erodoto e del geografo greco Tolomeo, fonti che per quanto accurate, risultano comunque poco esaustive nell’offrire un quadro dettagliato della realtà di quel tempo. Con l’avvento dell’Islam poi, nel lontano, lontanissimo 610 d.c, l’intera Penisola vivrà l’avvicendarsi, dapprima dei sultanati dei quattro Califfi (primi compagni di Maometto) e poi dei diversi sceiccati.
Era il 690 e dall’esiguo gruppo di fedeli creatosi attorno alla figura del Profeta, nell’area estesa tra la Mecca e Medina, era ormai sorto un impero. Questo prosperava lungo l’orlo montuoso che circonda quella che un tempo era terra mesopotamica: l’Iraq. Ben presto, i successivi Califfi raggiungeranno l’attuale Siria per poi dirigersi alla volta di Cartagine e sotto la guida del condottiero berbero Tariq, gli eserciti imperiali avanzeranno verso il sud della Spagna, Toledo e la Valle dell’Ebro. L’espansione dell’impero Islamico che sembrava procedere quasi del tutto indisturbata fino ad allora subirà una prima battuta d’arresto a Poitiers, per mano del franco Carlo Martello.
Il tentativo di irrompere in terra francese non va a buon fine, ma le conquiste di Spagna si riveleranno cruciali per la sopravvivenza della dinastia degli Omayyadi, la prima al potere dopo i quattro Califfi. È infatti nella regione dell’Andalusia che il figlio del sovrano al-Walid, unico sopravvissuto al massacro della dinastia Omayyade per mano dei contendenti Abbasidi, trova rifugio. Tutt’oggi è l’Alhambra di Granada a gridare le meraviglie architettoniche di quello che diverrà il califfato di Al Andalus, protrattosi fino all’anno 1031 d.c.
Gli avvicendamenti storici legati alla fioritura dell’impero Islamico hanno coinvolto continenti e civiltà. Persiani, Turchi, Berberi, Indiani e Africani, ma anche Cristiani e Bizantini, ne hanno influenzato e determinato le sorti nel corso della storia. Eppure, nonostante il rapido evolversi della civiltà islamica, nella penisola arabica la dimensione societaria rimaneva per lo più legata ad un sistema di tipo tribale.
Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, a dominare l’area oggi conosciuta come Emirati Arabi è la famiglia Qasimi. A quei tempi, le navi Qasimi solcavano i mari del Golfo Persico e si avventuravano in terre lontane per commerciare perle e pesce, di fatto minacciando il più recente predominio britannico sull’Oceano Indiano. I mercantili inglesi venivano spesso presi d’assalto, al punto che nel 1819, di tutta risposta, la Corona inglese dispone un attacco che sconfigge le forze di Qasimi sancendo così il dominio inglese nella regione e determinando la graduale perdita di influenza della potente tribù arabica.
Non molto distanti dagli insediamenti della famiglia Qasimi, presso le oasi di Al-ʿAyn e Al-Liwāʾ di Abu Dhabi, I Banu Ya iniziavano ad acquisire prestigio economico e militare, ed offrivano protezione a molte famiglie dell’area in cambio di alleanza e supporto. Nel tempo, tali alleanze determinano la formazione di una vera e propria confederazione tribale. A questa appartenevano diversi nuclei familiari: i mercanti di perle Rumaithat, i Qubaisat dell’oasi di Liwa, gli allevatori di cammelli Mazrui, ed infine gli Al Maktoum.
È il 1853 quando gli esponenti delle famiglie più prestigiose di Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Ras al-Khaima, Sharjah e di Umm al-Quwain, concludono un accordo con il Regno Unito. Accordo che valse loro il nome di Stati della Tregua ed in virtù del quale la potenza occidentale si faceva carico della protezione militare dell’area e della risoluzione di eventuali dispute fra sceicchi. Quella un tempo nota come Costa dei Pirati, era ora protettorato inglese.
Un secolo dopo, il governo britannico annuncia il ritiro dalla penisola arabica (in ragione della grave situazione economica in cui versava la Corona, stremata dalle Guerre Mondiali). È allora che gli sceicchi, iniziano a discutere del futuro degli Stati della Tregua. Proprio all’interno di questo quadro storico emerge la figura di Sheikh Zayed, sovrano dell’Emirato di Abu Dhabi, la cui visione è orientata alla creazione di una federazione tra sceiccati. Sheikh Zayed, consapevole che la proposta di un assetto istituzionale nuovo e sperimentale come quello federale, sarebbe stato accolto con scetticismo, fa leva sugli antichi legami e le radici comuni delle famiglie dell’area per promuovere una più stretta cooperazione tra queste.
Sheikh Zayed, a fianco di Sheikh Rashid bin Saeed Al Maktoum, l’allora sovrano di Dubai, dà così inizio ai lavori istituzionali che porteranno alla creazione degli Emirati Arabi Uniti nel dicembre 1971. Come riconoscimento della sua leadership, Sheikh Zayed è eletto all’unanimità primo presidente degli Emirati Arabi Uniti e, da allora, Padre della Nazione.

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