Sono ormai quasi tre anni che vivo a Dubai e sono tre anni che mi approccio al Ramadan. Ogni volta è durissimo per me, che non sono abituata, ma ci provo sempre con tutte le mie forze. E ogni volta fallisco a pochi giorni dalla fine.
Non è una questione di volermi sentire parte integrante di questa comunità, è più che altro una questione spirituale per me. Una sfida con me stessa.
Ogni anno “patire” la fame durante il giorno, cercare di non arrabbiarmi, essere gentile (che per una persona ugly come me è veramente difficile), fare alcune rinunce, mi aiuta a capire quanto in realtà io sia fortunata.
Quasi tutti quando dico “sì, sto facendo il Ramadan” la prendono poco bene, mi dicono che non ce n’è bisogno, che non sono musulmana, che dovrei tenere più in conto le ricorrenze cristiane, che è inutile, non si deve digiunare per capire la fortuna che si ha e così via.
Sì, non sono musulmana e molto probabilmente per me non c’è la necessità di digiunare, in nessun senso (non ho nemmeno chili di troppo da perdere, ad esempio), o di rinunciare a qualcosa, però in realtà sotto sotto credo che sia molto utile rendersi conto in maniera pragmatica (se così si può dire) quanto in realtà la nostra vita sia fortunata e piena di cose delle quali non abbiamo veramente bisogno.
La rabbia ad esempio, è uno di quegli aspetti a cui non prestiamo troppo caso, che riempie in ampio margine le nostre vite, senza che ce ne rendiamo minimamente conto. Ed è una di quelle cose a cui da un po’ di tempo a questa parte presto molta più attenzione.
Ecco, il Ramadan mi fa capire davvero quanto io sia fortunata a vivere in un paese senza la guerra, dove mi basta scendere con l’ascensore (nemmeno le scale devo fare) per avere tutto il cibo che mi serve sotto casa, oppure soddisfare la mia poca voglia di uscire componendo il numero di MyQandC e aspettare la spesa comodamente a casa ad ingrassare il c**o. Posso uscire la sera, con i miei amici o le mie amiche, decidere cosa fare della mia vita, prendere un uber o un taxi, vestirmi di giallo o vestirmi di nero, comprarmi un gelato quando mi pare (quando lo trovo vegano *piange fortissimo*) oppure ordinare una pizza, andare in piscina per allenarmi o prenotare un biglietto aereo per andare a trovare la mia famiglia.
Niente di speciale direte voi, e invece per me queste cose hanno iniziato ad assumere un valore decisamente diverso. Sicuramente non sono musulmana, quindi avrò mancato – e di brutto – tantissimi aspetti di questa osservanza, ma di certo per come l’ho affrontata io, mi ha aiutato a migliorare come persona e a capire cosa poter fare di meglio e di bello nella mia vita.
Ora sarei un’ipocrita se dicessi che vivo 365 giorni con il sorriso sulla bocca e la gratitudine nel cuore, ma sto imparando ad arrabbiarmi solo per le cose veramente importanti, ad apprezzare il cibo, a non acquistare oggetti inutili, a vivere più modestamente, ad essere più felice delle cose che ho e sopratutto delle persone che ho attorno.
Vegana, metallara, misantropa, elfa, nerd.
Dopo aver perso il lavoro, dopo nove lunghi anni di dedizione alla scrivania, causa “crisi”, decide sia giunto il momento per lei di trovarsi una professione, piuttosto che il “posto fisso”.
Incontra DraculApp e si reinventa così Developer, Designer e infine Social Media Strategist, trovando così la Felicità (ma non l’Amore, per quello sta messa peggio di Fighting Jumeirah Jane).
Da quando è a Dubai ha scoperto di essere un’accumulatrice seriale di conchiglie.