Connecting minds, il tema lanciato da Expo 2020, sfida riflessioni ed interpretazioni: cosa, a dispetto delle differenze etniche, culturali, sociali e di genere lega ed avvicina? Cosa è che ci annoda gli uni agli altri seppur separati da distanze e confini?
Popoli e Paesi con identità peculiari, fatte di storie, miti e linguaggi benché affievolite dalla globalizzazione, si sono impegnati, in vista della Fiera mondiale, nella ricerca di ciò che li unisce.
Figure d’eccellenza italiane legate al mondo dell’arte, del design, dell’ingegneristica e del digitale individuano nella bellezza il filo rosso che connette le menti. E non poteva essere altrimenti per il Paese che al pari dei suoi vicini nel mediterraneo è stato culla della civiltà ed il luogo, quindi, in cui la bellezza si è evoluta con l’evolversi della civilizzazione e del progresso.
L’idea di bello, intrinseco nel modo di interpretare il mondo da parte dell’uomo, trova le sue prime espressioni nell’antica Grecia, affiora in Egitto dove nasce l’espressione Nefer neter ad indicare l’associazione di ciò che è bello a ciò che è perfetto, i romani ne accostano, invece, il significato ad equilibrio e buonsenso mentre la cultura Rinascimentale trova congruenza tra bellezza, arte e scienza. È nel settecento, poi, che la percezione di bellezza si declina nell’Estetica che riprende il rigore neoclassico e l’esaltazione della ragione, reinterpretata da Kant come una bellezza più distante da specifici archetipi e più vicina a ciò che piace universalmente.
Oggi il concetto di bellezza subisce un ulteriore evoluzione rappresentando un elemento di connessione così come viene ricordato in occasione dell’inaugurazione del Padiglione Italia, che ha avuto luogo venerdì 1 ottobre. Giornata di gran fermento e continui via vai per le sale espositive dell’Italian Pavilion, di lunghe file di visitatori sin dalle prime ore del mattino in attesa di scoprire cosa vi sia al riparo del tetto-tricolore.
A Davide Rampello, Direttore Artistico del Padiglione Italia, abbiamo chiesto dove sia nata l’ispirazione per la realizzazione del percorso espositivo ospitato dal Padiglione.
“Lavoro a questo progetto dalla fine del 2017, quando con il mio studio abbiamo cominciato a creare tutto il concept design di cui ora sono direttore artistico.
Connecting minds ha un chiaro riferimento alla connessione tra uomini, che nel significato più pratico fa riferimento ad una connessione “fisica” e logistica: strade, autostrade, ferrovie, e poi le connessioni digitali.
Trattandosi dell’Italia mi sono domandato se vi fossero ulteriori elementi di unione tra gli individui. La risposta è arrivata naturalmente: per stare insieme si devono condividere dei valori. Da qui, l’interpretazione “ La bellezza unisce le persone”. “
Bellezza artistica? O si riferisce al più generale concetto di bellezza?
“Faccio ovviamente riferimento alla bellezza cosi come concepita la prima volta che è nata questa parola. Le parole sono cose e nascono per esprimere un sentimento o un azione.
Il senso primario della bellezza che nasce nella cultura greca e poi latina è lo stesso reinterpretato dalla cultura rinascimentale. La prima volta che questa parola viene utilizzata, però, fu ad opera di una donna, una straordinaria poetessa, Saffo, che rivolgendosi alla luna dice :“Kalé Seléne”, la bella Luna.
È qui che il concetto di bellezza si lega a quello del divino: per Saffo la Luna è una dea. Ed ecco come la bellezza racchiude, così, l’idea di vero e di giusto e della continua ricerca dell’uomo del vero e del giusto. Ad unire è proprio questa accezione di bellezza.”
Ed in che modo quest’ultima si lega al tema della sostenibilità?
“Il concetto di sostenibilità è racchiuso in quello di bellezza!
Questa ha un senso così profondamente etico da legarsi inevitabilmente alla preservazione di ciò che è bello e quindi all’approccio sostenibile.”
E per il mondo arabo la bellezza cos’è?
“Come dicevo, la ricerca del bello, del vero, di ciò che è giusto appartiene all’uomo.
Poi l’uomo tradisce se stesso: spesso è mosso dalla ricerca del profitto, dell’avere, del possesso, della violenza. Ma la bellezza è del genere umano, non della cultura a cui si appartiene e, per questo, è universale.”
Nelle parole di Rampello troviamo dunque uno dei messaggi globali che l’Italia ha scelto di voler comunicare ad Expo, ma che si spera abbia eco anche nel futuro: “la bellezza salverà il mondo” diceva Miškin un noto personaggio di Dostoevskij. Che sia vero o meno, sicuramente ha il potere di connettere le persone.

Responsabile Editoriale Dubaitaly, content e copywriter.