Da diverso tempo a questa parte ne abbiamo sentito parlare quotidianamente, ne abbiamo seguito i passi e sbirciato le foto.
Ora, in attesa dell’apertura ufficiale Expo 2020 ha avviato la fase di rodaggio effettuando, con preaperture al pubblico, i test di routine per una prima verifica dell’effettivo funzionamento dell’accoglienza e dei controlli.
La fila delle auto per queste anteprime è nutrita ed inizia già all’uscita autostradale che conduce al sito della fiera mondiale. Armandosi di un pò di pazienza in 15 minuti si accede all’immenso reticolo di parcheggi per poi raggiungere a piedi, al seguito della coda umana che subito si forma, le comodissime navette che in pochi minuti trasportano i visitatori all’ingresso.
La gigantesca insegna Expo 2020 circondata da palme illuminate è ben visibile già da lontano.
Impossibile, una volta giunti all’entrata, non puntare lo sguardo alle porte di Khan, dal nome dell’architetto britannico che ha impiegato tre anni per realizzarle. Alte ventuno metri, quasi come un edificio a sei piani, e larghe trenta, sembrano proprio dire “welcome to the future”. Superato il portale si viene immediatamente catturati da un caleidoscopio di luci, tante, diverse e tutte in movimento. Piazzali alberati addolciscono le linee rigide e all’avanguardia dei diversi padiglioni. Il cielo aperto è alternato da lunghe tettoie ricoperte di verde. La tempesta di sabbia che il giorno della mia visita aveva arrossito i cieli di Dubai ha reso il tutto ancora più surreale.
Insolito è il padiglione dell’Austria, tra i primi a catturare la curiosità del visitatore. La struttura è composta da 38 coni bianchi di differente altezza e ricorda un paesino di montagna, arroccato e concentrato. La semplicità della costruzione all’esterno, intonacata con l’argilla, si contrappone all’evoluto sistema di ventilazione all’interno che permette il raggiungimento di una temperatura di dieci gradi senza l’impiego di aria condizionata dando vita, così, ad una vera e propria oasi nel deserto.
Colpisce, poi, il Pavillon marocchino che riproduce i tipici villaggi del Paese nordafricano, ma con un tocco di contemporaneità, dai colori sabbiati ed in perfetto equilibrio tra modernità e tradizione.
Nell’ampio viale in cui si susseguono i diversi padiglioni spicca quello dell’Arabia Saudita: 7800 luci incorniciano la proiezione su schermi giganteschi dei cinque ecosistemi. Incredibili immagini di deserti, catene montuose e mari si alternano in uno spettacolo visivo accattivante.
Tra le prime nazioni ad aver confermato la propria partecipazione all’evento mondiale la Svizzera, che si presenta ad Expo attraverso “Reflections”, una struttura ispirata alle tende beduine riflettente la bandiera del piccolo paese sulla facciata frontale ed i temi di sostenibilità ed innovazione. Al proprio interno tutta la bellezza delle sue montagne, dei suoi panorami, della sua storia.
Presso il distretto “opportunità” si staglia elegantissimo il Kazakistan, il cui padiglione, articolato in tre piani, presenta un design semplice di richiamo all’architettura tradizionale del Paese. Il Qazaqstan Pavillon mostra la varietà paesaggistica che definisce il suo entroterra e che nel corso dei secoli ha permesso la fioritura di una cultura eclettica e ricchissima.
Il Regno Unito scommette, invece, sull’incontro tra intelligenza artificiale e comunicazione. La facciata esterna del Padiglione inglese trasmette un messaggio dall’altezza di 20 metri. Un comunicato a nome dell’umanità e rivolto ad altre civiltà nello spazio, già elaborato nel 2015 dal fisico Stephen Hawking. L’idea è quella di permettere ai visitatori di aggiungere una parola che andrà a comporre, grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, il messaggio universale.
Tra i temi primeggianti ad Expo 2020 anche quello dell’economia circolare, che trasmette implicitamente l’idea di qualcosa il cui inizio sia generato dalla fine e viceversa. Un sistema autoalimentato, quindi, in grado di rigenerarsi da sé. Proprio da qui trae ispirazione l’angolo di Lussemburgo presso la fiera mondiale che si presenta attraverso un complesso architettonico a spirale a simboleggiare l’infinito.
“What moves you?” è, invece, l’interrogativo posto dagli Stati Uniti e rivolto al mondo. Il padiglione US firmato Curtis Fentress, rinomato architetto statunitense, rappresenta una replica di Space X Falcon 9, il razzo dall’altezza di 14 piani ed il primo di classe orbitale in grado di prendere il volo.
Ma in quanto a sofisticatezza architettonica, il Padiglione Italia ne è indubbiamente un esempio. Da qualsiasi prospettiva lo si guardi non si può che rimanerne catturati. L’Italia alla fiera di Dubai coniuga la raffinatezza stilistica alla complessità ingegneristica. Sessanta chilometri di corde ricoprono come un elegante tendaggio l’esterno della struttura di 27 metri d’altezza. Le riprese dall’alto mostrano i tre scafi rovesciati rappresentanti il tricolore, il più grande mai realizzato a quanto risulta. Non a caso l’Italian Pavilion si è aggiudicato la nomination per il riconoscimento del progetto commerciale dell’anno e del progetto innovativo dell’anno.
Questi sono solo alcuni degli incredibili progetti esibiti all’evento per eccellenza del 2021-2022, un evento che apre le porte ad una vasta gamma di possibilità sotto molteplici aspetti. Si parla di opportunità di business, di collaborazioni, di incontro tra Paesi e culture diverse, ma per il singolo individuo Expo rappresenta l’occasione di estendere la propria conoscenza, di spaziare con l’immaginazione, di introdurre nel proprio sistema di pensiero informazioni nuove, quelle da cui poi derivano le idee. Idee da cui nascono i cambiamenti, prima di tutto quelli individuali.

La cultura araba per gli splendidi minareti, la poesia senza tempo e gli innumerevoli luoghi di contemplazione. La corsa, per la dannata fatica che porta soddisfazione. Il cibo -montagne di cibo- perché avvicina e “fa casa” ovunque si è. I viaggi, per quel senso di non appartenenza a nessun luogo che sa di libertà. E poi scrivere, da sempre. Dopo una Laurea in Relazioni Internazionali, un Master in Business ed un’esperienza al Ministero degli Esteri, arriva a Dubai per un tirocinio di tre mesi, opportunità che ha aperto le porte ad una nuova e ben più lunga avventura.