Se il brunch è lo sport nazionale per eccellenza in questo paese, il secondo sport più praticato, sempre nell’ambito alimentare, è il delivery, ovvero la gioia (meno per la bilancia) di poter ordinare, a qualsiasi ora del giorno e della notte, del cibo.
Se in Italia il menù di un ristorante è prevalentemente carta che ti intasa la buca della posta, qui diventa la tua guida, il tuo faro nella notte quando ti svegli e hai fame. Quindi, ogni volta che torni a casa butti un occhio (studi scientifici dicono che lo facciamo in modo inconsapevole) al bancone della reception, nella hall del tuo palazzo, per vedere se c’è qualche nuovo ristorante che ha lasciato il menù, pronto per essere aggiunto alla più che nutrita collezione. Ma c’è sempre posto per uno nuovo, anche se poi, immancabilmente, alla fine ordiniamo dallo stesso.
Il delivery, per noi single e non solo, è un po’ come una coperta di Linus: anche se torni tardi dal lavoro o dalla palestra e il frigorifero fa l’eco quando lo apri (di norma nel mio c’è una bottiglia di gin/vodka/vino, del formaggio e il caffè) sai che qualcuno risponderà al tuo grido affamato e soddisferà la tua voglia di tacos messicano. Il delivery è come la mamma che ti preparava la cena quando vivevi con lei. E’ come la nonna che ti fa gli gnocchi quando torni per le vacanze. Insomma santo delivery subito.
C’è anche qualcuna che l’ha usato per convincere il marito a comprarle il Bimby. E lo considero un valore aggiunto per quei poveri mariti con le mogli che si fanno venire le voglie in piena notte: niente figli con la voglia di frappé in fronte.
Ora, come tutto in questa città luccicante e all’apparenza perfetta, anche il delivery non poteva essere una macchina che funziona senza intoppi e anche in questo caso le scene tragicomiche si sprecano. Partiamo dal fatto che l’ordine di delivery può essere fatto in due modi:
Online: a Dubai ci sono parecchi siti internet che ti permettono di accedere ad un numero quasi infinito di ristoranti ed applicare una ricerca per zona, per tipo di cucina, per costo. Insomma è un sistema per ricerca migliore di quello che hanno i Ris per trovare i criminali. Una volta scelto il ristorante, si consulta il menù e si procede al pagamento che può essere con carta, cash on delivery o anche con carta al momento della delivery (la macchinetta funziona 1 volta su 10, ma sorvoliamo). Probabilità di errore pari a zero, a meno che tu non non abbia fatto l’ordine da ubriaca perché hai deciso che vuoi le patatine del Mc, allora con queste circostanze diciamo che la percentuale di errore potrebbe aumentare.
Chiamando: giustamente tutti quei menù che si accumulano nel cassetto/mobile/quaderno ad anelli (ricordiamoci che le persone ordinate hanno un problema e non vanno giudicate. Sono comunque delle brave persone) ogni tanto vanno usati per giustificare la loro presenza in casa e quindi ogni tanto decidiamo di chiamare per fare l’ordine. Partendo dal presupposto che gli uomini hanno tutti la stessa voce e le donne idem – e che all’inizio mi veniva l’ansia di aver chiamato il numero sbagliato – ogni volta che faccio un ordine al telefono so che le probabilità che arrivi qualcosa di diverso da quello che ho ordinato sono elevatissime, anche se puntualmente ti ripetono l’ordine. Soprattutto se hai deciso che vuoi una variazione rispetto al piatto originale. Ma amo vivere pericolosamente. La procedura segue questo ordine: dici che vuoi fare un ordine, ti chiedono nome, numero e dove vivi (in questo arco di tempo probabilmente ti rendi conto che avresti fatto meglio a cucinare qualcosa, ma decidi di non demordere) e finalmente passi alla fase ordine. Tempo di attesa: 45 minuti. No, ma scusa ho ordinato un’insalata e sei nel palazzo accanto, come è possibile che ci vogliano 45 minuti? “Yes, Ma’am”. E va beh. Con questa storia degli ipotetici 45 minuti (che poi se è veramente il ristorante sotto casa sono al massimo 15) hanno ampiamente interrotto due miei ospiti a casa (if you know what I mean). Ad ogni modo, con un po’ di fortuna, la cena è servita.
Ma così sembra troppo facile. Normalmente i ristoranti memorizzano il vostro numero e il vostro indirizzo, in modo che non debbano farsi ridare le indicazioni ogni volta. Ma cosa succede se per caso osiamo cambiare casa? Per mia sfortuna ho cambiato casa e ho chiamato per fare un delivery. Ho impiegato 10 minuti a far capire al tipo delle ordinazioni che “No, non voglio che il mio ordine venga mandato all’indirizzo che avete”. Se poi chiami perché sei a casa di amici per cena e ordini con il tuo numero, preparati: dovrai passare altri buoni 10 minuti a far capire che non hai cambiato casa definitivamente, ma sei solo a cena fuori. Solito problema: elasticità molto poca.
E la poca elasticità colpisce anche quando il ristorante scelto applica la policy dell’ordine minimo. Facciamo un esempio: il ristorante in questione ti fa presente che devi ordinare per un minimo di 50 aed (si presuppone che, se non spendi questa cifra, comunque pagherai 50 aed…si presuppone). Tu fai un ordine di 49 aed e loro che ti dicono? “No, Ma’am. Minimum spending is 50 (letto “pipti”) dirhams”. Cioè, ora tu mi incasini l’ordine e devo aggiungere qualcosa per 1 dirham? In pratica sì. Quindi, per la salute del vostro fegato e per evitare che esploda, ordinate come da istruzioni.
E se a Dubai ci sono due torri che per qualche motivo hanno avuto lo stesso nome? Direi che ci sono ampie possibilità che quelli della Tiger Tower (ex Pinnacle) in Marina si vedano recapitare il vostro pranzo a sorpresa. Quelli meno felici, direi, sarete voi che abitate in Al Barsha.
Per non parlare di quando facciamo l’ordine della spesa. Tu fai l’ordine e poi, insomma, qualcosa ti arriva. Se tu chiedi una “ricotta” e loro ti portano del “nonmeglioidentificato” formaggio russo dov’è il problema? O se specifichi che vuoi dei crackers gluten free e loro ti portano gli altri dov’è il problema? Insomma, la spesa almeno l’hai fatta. Un po’ meno bene ti dice se tu ordini del comune latte e loro per sbaglio ti portano del laban e tu lo scopri la mattina quando, ancora ad occhi chiusi, lo mischi al caffè. Probabilmente la sensazione che si prova prima di morire è molto simile, ma almeno ho imparato a controllare che cosa mi portano.
Ma che ci possiamo fare, anche se ogni volta succede qualcosa, alla fine siamo dipendenti dal delivery e non riusciamo a farne a meno. E ,dopo tutto, ci piace vivere pericolosamente.